Onda e particella una contrapposizione persistente
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Sebbene l’immagine einsteniana della luce come particella consentisse la spiegazione di enigmatici dati sperimentali, come quelli relativi all’effetto fotoelettrico, la sua ipotesi dei quanti di luce incontrò un diffuso dissenso. Solo l’esperimento di Compton del 1923 aprì la porta al riconoscimento. Esso forniva la prova che i raggi Röntgen effettuano urti contro elettroni in modo analogo al modello di urto fra particelle, in netto contrasto con l’idea ondulatoria. Nello stesso anno, nella sua tesi di dottorato de Broglie mostrò che, inversamente, è sensato attribuire anche alle particelle proprietà ondulatorie. Bose nel 1924, per mezzo di una nuova derivazione della legge di radiazione di Planck, stabilì che i quanti di luce non sono particelle classiche indipendenti distinguibili l’una dall’altra. Einstein trasferì ad un gas materiale questa concezione di radiazione termica come gas di quanti di luce. Su questa base si può comprendere il comportamento termico dei corpi quando ci si avvicina allo zero assoluto.
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