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Nel 1909 Einstein inizia a Zurigo una carriera accademica che lo porterà gloriosamente a Berlino. Nel 1914 si separa dalla famiglia e in pochi anni divorzia da Mileva e sposa la cugina Elsa. Pacifista durante la prima guerra mondiale, assiste alla fallita rivoluzione spartachista e alla nascita della repubblica di Weimar, e aderisce a idee socialiste. Diventa famoso quando l’eclisse solare del 1919 permette una verifica dell’incurvamento dei raggi di luce, ma con la fama cresce anche una campagna antisemita che vede nella relatività una fisica giudaica. Come reazione aderisce a idee sioniste e coopera alla fondazione di una università ebraica a Gerusalemme. Un crescente clima di violenza lo spinge a viaggiare all’estero; in Giappone, nel 1922, riceve l’annuncio del premio Nobel. Alla conferenza Solvay del 1927, il dibattito con Bohr segnerà il rifiuto di Einstein della teoria quantistica, e l’abbandono della vita accademica internazionale. Nel 1933 emigra negli Stati Uniti. Inizia un periodo di attivismo in difesa degli ebrei, contro il linciaggio dei neri in America e nel 1937 l’abbandono del pacifismo radicale a fronte della minaccia dei paesi nazisti e fascisti. La sorella Maya lo raggiunge a Princeton e non riuscirà a ricongiungersi col marito; sorte peggiore tocca al cugino Robert, la cui famiglia viene sterminata in Toscana dai nazisti in ritirata. E’ del dopoguerra il carteggio con l’amica pavese Ernestina Marangoni. Sempre circondato da sospetti di “comunismo”, Einstein riprende nel dopoguerra i temi pacifisti contro l’atomica e la bomba all’idrogeno e critica le violenze, anche ebraiche, nella prima guerra israelo-palestinese. L’ultimo periodo della vita lo vede impegnato nel tentativo di unificazione della fisica e nell’elaborazione di idee antipositiviste.